la mia evoLuzione
Nella mia vita Ca’ Nosta ha portato apertura.
"Frequento Scalenghe da 8 anni, 4 dei quali trascorsi nella comunità terapeutica che si trova in paese. Sono sempre stato un tipo molto attivo e autonomo: in comunità cercavo di tenermi impegnato lavorando per concentrarmi sulla mia indipendenza, tant’è che proprio durante quel periodo ho iniziato a frequentare un corso da OSS (operatore sociosanitario).
I rapporti con l’Amministrazione sono cominciati nel 2019 quando ho ottenuto una borsa lavoro dal comune con il compito di cantoniere; sono stato il primo della comunità ad iniziare un percorso di questo tipo con il territorio. Col tempo ho avuto modo di creare un legame con Monica Pecchio, l’assessore alle politiche sociali, la quale, venendo a sapere che frequentavo il corso da OSS, mi ha proposto di trasferire la mia borsa lavoro su Ca’ Nosta.
Inizialmente a Ca’ Nosta mi sono occupato dei lavori di ristrutturazione, della cura degli spazi verdi circostanti e della affissione di locandine nelle attività commerciali del paese per pubblicizzare gli eventi. Dopo l’inaugurazione, con l’avvio effettivo del progetto, mi è stata data l’occasione di fare pratica nell’ambito sociosanitario affiancando Romina, l’OSS di Ca’ Nosta, in alcuni servizi con anziani del paese. Ho apprezzato il fatto che mi siano state affidate responsabilità, anche da parte del Comune, e mi sia stata data possibilità di organizzarmi il lavoro in autonomia cosa che mi ha stimolato molto. Vedere gli altri darmi fiducia e credere in me ha fatto sì che poco per volta io stesso iniziassi a credere nel mio cambiamento.
Con i volontari mi sono trovato bene; io cerco sempre di stuzzicarli con qualche battuta e loro stanno al gioco. I dipendenti di Ca’ Nosta sono amici, persone che stimo e che mi sono stati vicini anche in momenti complicati come quando ho avuto il Covid. Monica, l’assessore alle politiche sociali, è un punto di riferimento per me, con lei mi confido rispetto alle scelte della mia vita, cerco di ascoltare i suoi consigli e le sue lavate di capo: so che le fa perché mi vuole bene.
Un ricordo divertente che ho di questo periodo a Ca’ Nosta è la festa del volontariato “Io siamo” a settembre 2021. Nel pomeriggio durante il torneo di carte mancava un giocatore per raggiungere il numero minimo di partecipanti poter iniziare; mi spiaceva che non potessero giocare così mi sono proposto anche se non ero molto convinto…fatto sta che mi sono lanciato e sono arrivato pure secondo!
Attualmente vivo in un paese vicino, però a dire il vero conosco più persone a Scalenghe e mi piacerebbe tornare a viverci. Lo trovo un paese tranquillo, senza tentazioni, me lo vedo bene per trascorrere la mia vecchiaia. Ora lavorando altrove ho molto meno tempo da dedicare a questo progetto. Ho chiesto al direttivo se volessero che restituissi le chiavi dei locali, ma mi han detto di no: si fidano e sanno che se posso cercherò sempre di dare una mano. La sento ancora come casa mia: un pezzo di percorso importante della mia vita, in fondo, l’ho fatto tra queste mura. Se Ca’ Nosta chiudesse probabilmente verrebbe un po’ a meno il mio desiderio di trasferirmi qui: questo luogo è una delle ragioni principali per la quale vorrei vivere a Scalenghe.
Nella mia vita Ca’ Nosta ha portato apertura. Dopo la comunità ero molto chiuso, diffidente: avevo paura del futuro. Ero un po’ un orso, sentivo di dover ricominciare in fretta perché non ero più un giovanotto e allo stesso tempo sentivo il peso del tempo e delle richieste altrui; quando esci da un percorso di dipendenze le persone si aspettano da te non 100 ma 300. Io non ho mai nascosto il mio passato, ho raccontato apertamente la mia storia a chi me la chiedeva. Sparo battute dalla mattina alla sera come forma di difesa, è il mio modo di affrontare la vita e un po’ di proteggermi. All’inizio avevo paura del giudizio, ma poi mi son detto o le persone mi accettano per quello che sono oppure no, ma non posso vivere nel timore. Mentre in comunità mi sono sentito spesso solo, qui mai. Ho sempre sentito di ricevere aiuto e sostegno.
Prima vedevo tutto grigio, le mie difficoltà, la mia sofferenza, i miei errori e solo in lontananza un puntino bianco di speranza. Ca’ Nosta ha ribaltato la situazione, mi ha portato ad andare oltre le difficoltà e dare spazio alla speranza: mi ha aiutato ad evolvere. Il mio passato fa parte di me, non posso cancellarlo, per questo un puntino grigio che lo rappresenta rimane, così posso ricordarmi cosa non voglio ripetere.
Trovo che i servizi di Ca’ Nosta siano un grosso aiuto per la terza età, per chi ha difficoltà tecnologiche o si trova in situazioni di povertà. Penso che il valore aggiunto sia che Ca’ Nosta è stata creata e composta da persone del luogo, perché si sono vinte in fretta le diffidenze di paese. Conoscendo chi ci lavorava per i cittadini è stato facile fidarsi.
Auguro a Ca’ Nosta di crescere e, perché no, di inaugurare un giorno un bell'orto sociale!"